Swami Kriyananda ha lasciato il corpo poco più di tre mesi fa, donandoci una formidabile eredità.
Innanzitutto, la grande mole di cose che ha realizzato: Swamiji ha scritto 150 libri, molti dei quali hanno contribuito a fare chiarezza sugli insegnamenti spirituali in un modo che non incontra eguali; ha fondato le nove comunità Ananda attualmente esistenti, definendo al tempo stesso l’intero movimento moderno delle comunità spirituali; ha creato bellissime musiche, lasciandoci – oltre ai 450 brani che ha composto – anche la dimostrazione di come la musica possa essere un’onda portante per l’elevazione della coscienza.
Pochi di noi possono emulare tutto ciò che Swamiji ha realizzato, ma la sua è anche un’eredità di coscienza, fatta di atteggiamenti e pratiche che possono guidare ognuno di noi. Eccone alcune, che rappresentano delle linee guida nella mia vita.
1) La costante sintonia con Paramhansa Yogananda e il lasciarsi continuamente guidare, e persino definire, dal discepolato.
2) La pratica quotidiana di uno stile di vita basato sul dharma. A volte, Swamiji faceva quasi l’impossibile per essere leale anche nelle piccole cose. Ricordo la volta in cui andò ad Assisi per comprare un quotidiano, semplicemente perché quella mattina aveva detto che lo avrebbe fatto. Anche se il viaggio di due ore era diventato superfluo perché qualcuno era stato in città e gli aveva portato il giornale, ciononostante Swamiji andò lo stesso, per mantenere la sua promessa. Comportandosi in accordo con il dharma nelle piccole cose, si preparava a mantenere il suo impegno verso la giusta azione anche quando una decisione comportava serie difficoltà.
3) Gentilezza e comprensione. Swamiji era un esempio vivente di uno dei suoi princìpi fondamentali: «Le persone sono più importanti delle cose». Nei giorni che precedettero il suo trapasso, fece una visita di addio a molti dei negozianti di Assisi che erano diventati suoi amici. Nel prendere decisioni per Ananda, anteponeva sempre il benessere spirituale dell’individuo alle esigenze organizzative.
4) Grande energia e una concentrazione simile a un raggio laser. Quando era impegnato in un libro o in un progetto, il suo impegno e la sua concentrazione attiravano un flusso di grazia che gli consentiva di lavorare molto velocemente e a un livello molto elevato. Perfino verso la fine della sua vita, Swamiji era in grado di scrivere un libro in un mese o anche in meno tempo.
Queste qualità – sintonia, dharma, gentilezza e concentrazione – sono tutte qualità che anche noi possiamo emulare. In questo modo, la meravigliosa eredità di Swamiji continuerà a vivere e a diffondersi in tutto il mondo.
In gioia, Nayaswami Jyotish