Stavo leggendo un articolo di Yoganandaji, quando mi sono imbattuta in un passaggio che mi ha fatto fermare di colpo: «Ricordo il giorno in cui per la prima volta, inattesa, da dietro le nuvole della faticosa routine delle abitudini meditative, l’aurora della beatitudine irruppe improvvisamente nella mia coscienza. Superò tutte le mie aspettative. Una gioia indescrivibile!».

Il pensiero che il Maestro abbia condiviso con noi comuni mortali l’esperienza della «faticosa routine» nella meditazione era sorprendente. Ancor più sorprendente era il pensiero del momento specifico, in qualche lontana incarnazione, in cui «per la prima volta» egli infranse le limitazioni della coscienza per librarsi nella beatitudine infinita.

Alla fine ho compreso che, così come gli sforzi del Maestro lo condussero alla gioia, anche i nostri sforzi un giorno ci porteranno lì. È stato un pensiero elettrizzante: anticipare l’arrivo di quel momento in cui tutti i nostri dubbi e paure e tutto il nostro senso di limitazione saranno dissolti nel vasto mare della coscienza divina.

Poco prima di lasciare il corpo, nell’aprile del 2013, Swamiji stava parlando con me di un libro che voleva che scrivessi. Mi sentivo del tutto inadeguata per quel compito e gli dissi: «Swamiji, sarò felice di provare a lavorare a questo progetto, ma non sono una scrittrice molto brava».

La sua risposta fu meravigliosa e perfetta per motivarmi: «Beh, allora non puoi fare altro che rimboccarti le maniche e metterti al lavoro!».

Questo è un buon consiglio per tutti noi: anche se ci sentiamo spiritualmente inadeguati, è importante che facciamo comunque lo sforzo di conoscere Dio. In altre parole, non limitiamoci ad aspettare i miracoli, ma diamoci da fare e i miracoli arriveranno. Allora anche noi scopriremo la «gioia indescrivibile»!

Con amore in Dio e nel Guru,
Nayaswami Devi